Statua di Marduk

Statua di Marduk
La Statua di Marduk raffigurava il dio Marduk a cavallo del suo drago Mušḫuššu, in posa vittoriosa sopra le acque primordiali di Tiāmat - Ill. Da un sigillo cilindrico del re babilonese Marduk-zakir-shumi I (IX secolo a.C.)[1]
Autoresconosciuto
Datasconosciuta
Materialelegno mēsu coperto d'argento e oro[2]
Altezza12 cubiti[3] cm
UbicazioneScomparsa, Babilonia (tempio della Esagila)

La Statua di Marduk, nota anche come Statua di Bēl ( Bēl, lett. "signore", era un epiteto del dio Marduk[4]), era la rappresentazione fisica del dio Marduk, divinità protettrice dell'antica città di Babilonia, ospitata nel tempio principale della città, l'Esagila. C'erano sette simulacri di Marduk a Babilonia ma per "Statua di Marduk" s'intende la statua principale del dio, posta in primo piano nell'Esagila e usata nei rituali della città. Questa statua era soprannominata Asullḫi, era fatta d'un tipo di legno chiamato mēsu e ricoperta d'oro e d'argento[2].

Similmente alle statue delle divinità tutelari delle altre città-stato della Mesopotamia, la statua di Marduk era ritenuta dai babilonesi come tangibile simulacro della presenza del dio nella città. In quanto tale, il simulacro aveva un enorme significato religioso. Veniva utilizzato durante la festa del capodanno babilonese e i re di Babilonia lo incorporavano nei loro rituali di incoronazione, ricevendo la corona "dalle mani" di Marduk. A causa dell'enorme significato della statua, a volte veniva usata come mezzo di guerra psicologica dai nemici di Babilonia. Potenze nemiche come gli Ittiti, gli Assiri e gli Elamiti rubarono la statua durante i saccheggi della città per provocare disordini religiosi e politici, poiché i rituali tradizionali di Babilonia non potevano essere completati senza il simulacro. Per coincidenza, tutti i re stranieri noti per aver rubato la statua finirono in seguito per essere uccisi dai loro stessi familiari, cosa che i babilonesi salutarono come punizione divina. Il ritorno a Babilonia della statua, sia perché i nemici la restituivano sia perché un re babilonese riusciva a recuperarla con la forza, era occasione di grandi celebrazioni.

Il destino finale della statua è incerto. Un'ipotesi comune è che sia stata distrutta dal re persiano Serse I dopo una rivolta babilonese contro il suo dominio nel 484 a.C. ma le fonti storiche utilizzate per questa ipotesi potrebbero riferirsi a una statua completamente diversa. La corona della statua fu restaurata da Alessandro Magno nel 325 a.C., il che significa che a quel tempo si trovava ancora nell'Esagila. Ci sono una manciata di riferimenti a governanti successivi che offrivano doni a Marduk nell'Esagila, alcuni risalenti al periodo del dominio partico sulla Mesopotamia nel II secolo a.C.

  1. ^ Schaudig, p. 559.
  2. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore G
  3. ^ Erodoto, I, 183.
  4. ^ Cole & Machinist, pp. 11-13.

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